Guerra in Ucraina, resilienza energetica ed economia e rifugiati sono i temi caldi per Praga.

Centrale nel semestre di presidenza ceco sarà la questione energetica, un problema che Praga sembra intenzionata ad affrontare pur partendo da una posizione di svantaggio, dato che è uno dei maggiori importatori europei di energia dalla Russia. Oltre al conflitto in Ucraina la presidenza ceca ha già pronti altri argomenti da portare al centro del dibattito. Uno di questi sarà far ripartire gli accordi di libero commercio, che l’Ue negli ultimi anni ha sempre più faticato a concludere, sperando che sia magari la prossima presidenza, quella svedese, a riuscire nell’intento.
Poi c’è l’agricoltura: la nuova PAC entrerà in vigore a partire dal 2023 e l’Unione spera di poter mantenere gli obiettivi fissati dalla strategia “Farm to Fork”, come ad esempio il dimezzamento dell’uso di pesticidi chimici, il potenziamento dell’agricoltura biologica e il miglioramento del benessere degli animali. Il conflitto a Kiev ha però convinto molti Paesi che imporre limiti severi agli agricoltori in questo periodo sia controproducente per l’intero settore e la sua produttività: per questo sarà necessario lavorare ad un compromesso.
Da non tralasciare poi il settore tecnologico, dove la presidenza ceca intende puntare molto: la prima legge europea per la regolamentazione dell’intelligenza artificiale e lo Spazio europeo sui diritti sanitari saranno temi che diverranno centrali a Bruxelles. Possibile, inoltre, che Praga riesca anche nell’impresa di riuscire ad armonizzare a livello europeo il trattamento dei lavoratori della "gig economy" nei diversi Stati: anche qui però il rischio di stallo è concreto visto che molti Paesi hanno avvertito l’Unione del rischio di andare oltre le sue competenze, come ha già fatto la Svezia.